Un inizio incoraggiante

Davide

Da Matera in Brasile per un anno

Dopo 15 ore di volo, che sotto alcuni aspetti sono passate in fretta, mi trovo finalmente in Brasile.
Sono ancora sotto 'shock' - uno 'shock' stupendo. Quest'anno di preparazione è volato e da un momento all'altro sono ad oltre 9.000 chilometri da casa. E' una sensazione stranissima che non si riesce a spiegare, credo che si possa comprendere solo vivendola.

Durante le settimane precedenti alla partenza ho avuto vari contatti con la mia famiglia ospitante e svariate volte ho immaginato come sarebbe stato il primo incontro. Ero felicissimo e stranamente tranquillo perché avevo la sensazione di esser capitato in una famiglia bellissima, ed è stato proprio così.
C'è una differenza abissale tra l'immaginare di vivere in un ambiente completamente diverso e provarlo sulla propria pelle per davveroL'accoglienza in aeroporto a Natal è stata stupenda: mio padre, mia madre e mio fratello ospitante erano lì ad aspettarmi pieni di gioia e di allegria, classico stile brasiliano che amo follemente. C'è una differenza abissale tra l'immaginare di vivere in un ambiente completamente diverso, con persone diverse, cultura diversa e soprattutto lingua diversa, e provarlo sulla propria pelle per davvero.

Il primo approccio è stato un po' difficile, è vero. La stanchezza, la tensione e la consapevolezza di essere finalmente arrivati rendevano le prime parole che abbozzavo in portoghese ancora più strane da comprendere. I miei occhi, oltre ad essere pieni di sonno, erano anche pieni di gioia: gioia per aver realizzato un sogno che fino a poco tempo fa non mi sarei neanche immaginato di poter realizzare, gioia per avere la possibilità di vivere una nuova vita, in una nuova scuola, in nuova famiglia, con nuovi amici; è una cosa che mi rende terribilmente fragile, ma allo stesso tempo felice di essere qui.
Guardando il mare, la spiaggia, il popolo brasiliano, mi sono sentito davvero libero e in pace con me stessoIl mio primo giorno in Brasile, quel 5 agosto che probabilmente non dimenticherò mai, è passato al meglio. Cercavo di costruire qualche frase semplice, preferibilmente di senso compiuto, togliendo quel velo di imbarazzo che avvolgeva il clima familiare. Nel tragitto tra l'aeroporto e casa mille pensieri mi passavano per la testa, ed è stato strano vedere che in alcune zone l'asfalto non esiste. Potrà sembrare una piccolezza, una cosa di poco conto, ma per chi fino a poche ore prima era abituato ad una vita in un ambiente urbano al 100% è un'immagine che difficilmente si dimentica. Nonostante i problemi con la lingua, anche il secondo giorno l'ho trascorso bene conoscendo i miei nonni ospitanti, i miei zii, i miei cugini e soprattutto la mia nuova cuginetta Marina, che è stupenda. Naturalmente già comprendere un portoghese parlato dagli adulti è difficile, figuriamoci quello di una bambina di quasi 5 anni! In ogni modo è stato bellissimo passare per la prima volta del tempo con lei. E cosa più importante di tutte, mi sono sentito parte della mia nuova famiglia. Il terzo giorno, con mia madre e mio fratello, siamo andati al mare. Ho per la prima volta visitato una spiaggia brasiliana, la Praia di Cotovelo, cosa che forse aspettavo di più. Guardando il mare, la spiaggia, il popolo brasiliano, mi sono sentito davvero libero e in pace con me stesso. Bere acqua di cocco, giocare a calcio in riva al mare e prendere il sole tropicale è stato fantastico. Ho provato anche il pastello, simile ad un panzerotto fritto.
I brasiliani amano molto accostare il dolce al salatoLa cucina, qui in Brasile, è sotto certi aspetti simile a quella italiana. Si mangia pollo, legumi, carne e riso. Una cosa che sto ancora facendo fatica a metabolizzare è che qui si beve succo di ogni tipo di frutta tropicale sia a pranzo che a cena. Penso che i brasiliani amino molto accostare il dolce al salato, cosa nuova per me.
Qui si vive di e per il calcioTornando al terzo giorno, ho assistito alla partita di calcio dell'ABC, squadra locale che milita nella terza serie brasiliana ed è stata un'emozione unica. Qui il calcio è molto più sentito che in Italia. Qui si vive di e per il calcio. La squadra è sostenuta con il cuore da tutti: bambini, donne e uomini di tutte le età che con un tifo molto caloroso incoraggiano i giocatori fino alla fine.

Il giorno successivo, lunedì 8 agosto, con gli altri studenti impegnati nel programma di scambio, accompagnati dai volontari del Centro locale e dal presidente Victor, abbiamo fatto un tour per quella che sarebbe stata la mia scuola, la IFRN. Una scuola pubblica, tra le migliori nella zona, che ospita circa 5.000 studenti con lezioni durante tutto il giorno, attività teatrali, artistiche e con strutture sportive davvero belle. Dopo una piccola presentazione dell'istituto da parte di alcuni dirigenti, è toccato a noi ragazzi di Intercultura presentarci. Nonostante fossi in Brasile solo da pochi giorni, ho cercato di raccontare un po' di me in portoghese, con frasi semplici e la cosa è piaciuta a molti. Ero felicissimo, finalmente a piccoli passi iniziavo a sentirmi meno straniero e più brasiliano.
Mi sono sentito orgoglioso di tutto il percorso che ho fatto per arrivare fino a quiIl primo giorno di scuola, martedì 9, è stato davvero fantastico. Dopo qualche minuto perso per destreggiarmi nell'ampio ambiente scolastico, accompagnato dal presidente del Centro locale, sono arrivato in classe. Il primo impatto è stato forte: vedere 40 ragazzi nella stessa aula, per chi abituato a vederne 20, è un po' strano. Mi sono sentito orgoglioso di tutto il percorso che ho fatto per arrivare fino a qui, quando tutti i miei compagni in coro hanno gridato "Olà Davide!". Nonostante la mia timidezza, alcuni compagni si sono avvicinati a me ed abbiamo iniziato a parlare. Avere tutte quelle attenzioni da parte dei ragazzi che cercano di conoscerti, di sapere qualcosa su di te e, cosa più importante, cercano di farti sentire già un nuovo compagno di classe tranquillizzandoti, provando a comprendere quel poco di portoghese che riesci a parlare, mi ha aiutato davvero. Solo adesso comprendo quanto possa essere difficile, ma allo stesso tempo stupenda, la vita da studente all’estero.
Chi più di loro che vivono la mia stessa situazione e provano le mie stesse emozioni, può capirmi?
Una delle tante cose che Intercultura ti fa apprezzare di più è il valore dell'amicizia, della vera amicizia; e per vera amicizia, ancor prima dei rapporti che si possano costruire nell'arco del programma con i ragazzi brasiliani, intendo il grande legame che stringe con tutti gli studenti stranieri. A Natal, con me, ci sono altri 7 ragazzi provenienti da tutto il mondo con cui fin dai primi momenti mi sono trovato benissimo. Chi più di loro che vivono la mia stessa situazione e provano le mie stesse emozioni, può capirmi? In ogni momento di difficoltà ci facciamo forza l'un l'altro ed è proprio per questo che parlo di vera amicizia.

Sono ancora le prime settimane, è vero, c'è ancora un mondo da scoprire dietro il Brasile, ma mi sento già sotto alcuni punti di vista più maturo e responsabile. Intercultura fa crescere, imparare e soprattutto sognare.

Davide

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