Studiare all'estero: ne vale veramente la pena?

Chiara

da Gemona sul Friuli (UD) in Ungheria per un trimestre scolastico

Al giorno d'oggi sono molti gli studenti che decidono di frequentare un periodo di studio all'estero; scelgono quindi di lasciare per un trimestre, un semestre o persino per un anno intero la loro famiglia e gli amici per vivere in posti tra i più disparati al mondo.
C'è chi pensa che queste persone siano solo dei pazzi e che la loro esperienza non abbia senso, chi ha veramente ragione?
Dal mio punto di vista, un individuo può rendersi conto di ciò che significhi tutto questo soltanto dopo averlo vissuto: le parole e i sentimenti, infatti, non riusciranno mai a rappresentare al meglio quel turbinio di emozioni che prova uno studente in questa situazione.
L'esperienza all'estero è formativa in quanto ti fa crescere moltissimo in un lasso relativamente breve di tempo e impari doti che ti rimarranno impresse tutta la vita: sei infatti proiettato in una realtà sconosciuta e ti senti come un bambino che sta riscoprendo pian piano la sua vita, diventi indipendente in quanto, non avendo la tua famiglia naturale alle spalle, sei costretto ad arrangiarti da solo; migliori la tua capacità di adattarti e, per fare questo, diventi più paziente ed impari ad apprezzare i piccoli gesti, come un sorriso da parte della tua compagna di classe.
In più sei costretto ad imparare una nuova lingua, in quanto ci si rende conto che la capacità di comprendere chi ci sta intorno, cosa che noi diamo per scontato, sia una premessa fondamentale alla condivisione con gli altri e quindi il tuo più grande desiderio è quello di impararla.
Molta gente, infatti, crede che durante l'esperienza tu sia solo in vacanza, perché sei trattato in modo privilegiato dai tuoi professori essendo in quella realtà solo di passaggio; non si rendono quindi conto che la tua mente, per imparare la lingua del tuo paese ospitante, è fortemente impegnata ed è proiettata in una full immersion su quel tema.
Per la prima volta ti accorgi che quello sui libri non è l'unico modo per studiare, cosa più che vera e a cui solo una fetta di studenti crede; oltre a corsi pomeridiani, si impara soprattutto con la famiglia ospitante, i compagni, gli amici e sforzandosi a interagire con persone che non conoscono lingue straniere e,così facendo, si ottengono risultati impressionanti.

A dimostrazione di quest'aspetto porto il mio esempio personale: in soli 3 mesi, partendo da un livello in cui tutto ciò che ero in grado di dire nella nuova lingua erano soltanto i saluti, ho ottenuto, prima della ripartenza, il certificato di livello A2; probabilmente, se avessi frequentato corsi nel mio paese natio avrei raggiunto queste conoscenze in 2 o 3 anni.
A riprova del fatto che il tempo all'estero non sia sprecato e che l'esperienza sia istruttiva c'è il fatto per cui il MIUR( Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) incoraggia gli studenti a partire visto che, grazie a una legge in accordo con le scuole, dà la possibilità di trascorrere il tempo all'estero senza essere obbligati a recuperare il periodo saltato.
L'esperienza ti fa aprire gli occhi anche su temi al momento molto attuali, come quello del razzismo.
Si sente spesso parlare di persone che disprezzano quelle che hanno attorno, nel caso in cui esse provengano da un'altra nazione.
Quale modo migliore da questo punto di vista che andare tu stesso in un altro posto, dove sei tu quello diverso?
In questo modo, infatti, si diventa molto più aperti mentalmente riguardo alle altre nazionalità e ci si rende conto che gli uomini sono tutti uguali. Sono stati molti gli episodi in cui chi mi stava intorno non ha riconosciuto che fossi straniera e, tra le mie compagne, ne ho trovata una che aveva esattamente il mio stesso colore sia di occhi che di capelli, nonostante fossimo di nazionalità diverse.
Inoltre impari una nuova cultura in un modo approfondito, senza limitarti alle cose più banali e visibili che potresti leggere da libri o riviste, ma capisci come interagiscono le persone lì, diventando a tua volta una di loro.
Così facendo scopri aspetti della tua cultura a cui non avevi mai fatto caso e, una volta tornato, puoi dire di conoscere meglio anche te stesso.
Fare capire a terzi il perché si voglia partire rimane un compito arduo; quando la vivi, non tutti i momenti sono semplici e, per questo motivo, quello di partire è un desiderio che deve provenire dal profondo del cuore perché, se non fosse così, crolleresti alla prima difficoltà.
Io è una cosa che consiglio vivamente a tutti perché, una volta tornata, ho realizzato di avere vivamente impressi nella memoria ricordi di momenti ed esperienze memorabili, che altrimenti non avrei mai vissuto e di avere conosciuto un sacco di amici fantastici che non dimenticherò mai.

Chiara

da Gemona sul Friuli (UD) in Ungheria per un trimestre scolastico

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