Scuola, Intercultura e mobilità studentesca
Prof.ssa Lorenza Marchesini
docente dell’Istituto Superiore Statale “Vincenzo Cardarelli”- La Spezia e volontaria di Intercultura
Perché sono soddisfatta ogni qual volta un mio studente mi comunica di voler partecipare ad un programma di studio all’estero di Intercultura?
La risposta, come docente referente all’internazionalizzazione, è che ho in quel momento la riconferma della mission principale della scuola, ossia quella di formare cittadini del mondo, e la forte convinzione che tale obiettivo abbia trovato una adeguata e fattiva realizzazione. Lo scambio, il confronto, la condivisione, sono i principi di una scuola inclusiva e democratica, a maggior ragione se si sviluppano in ambito internazionale.
Ogni volta mi emoziona pensare alla fatica, ma anche all’enorme opportunità che può rappresentare per un sedicenne accettare la sfida dell’incontro interculturale.
Come volontaria di Intercultura so anche però che ci vuole impegno, tempo e una generosa partecipazione affinché questa esperienza possa realizzarsi in modo positivo anche in ambito valoriale. Possiamo essere solo sfiorati dalla grande opportunità di cambiamento che l’incontro interculturale ci offre, o più spesso possiamo esserne profondamente coinvolti e trasformati. La scuola ha oggi i mezzi per guidare i giovani studenti verso questa direzione, aiutandoli a scegliere criticamente da che parte stare e a prendere una posizione. L’educazione civica può costituire un significativo punto di partenza.
La scuola ha oggi i mezzi per guidare i giovani studenti verso questa direzione, aiutandoli a scegliere criticamente da che parte stare e a prendere una posizione. L’educazione civica può costituire un significativo punto di partenza.
Nella mia scuola abbiamo avuto l’opportunità di attivare i laboratori di Ci Sei Lab; un tuffo in un viaggio virtuale interculturale, nel mappamondo delle tante nazioni del mondo. La classe è stata guidata dai volontari di Intercultura in attività laboratoriali, coinvolgendo i ragazzi attraverso il fare e l’esperienza. E’ stata l’occasione per tutti i partecipanti di vincere il peso di una pressante omologazione, di conoscere e apprezzare culture e differenze, di poter raccontare l’appartenenza culturale al proprio paese d’origine, che non necessariamente coincide con l’Italia, di discutere su pregiudizi e stereotipi che soffocano e fanno paura. Sentirsi accolti e valorizzati è un primo passo per pensarsi aperti e disponibili verso l’esterno.
La risposta, come docente referente all’internazionalizzazione, è che ho in quel momento la riconferma della mission principale della scuola, ossia quella di formare cittadini del mondo, e la forte convinzione che tale obiettivo abbia trovato una adeguata e fattiva realizzazione. Lo scambio, il confronto, la condivisione, sono i principi di una scuola inclusiva e democratica, a maggior ragione se si sviluppano in ambito internazionale.
Ogni volta mi emoziona pensare alla fatica, ma anche all’enorme opportunità che può rappresentare per un sedicenne accettare la sfida dell’incontro interculturale.
Come volontaria di Intercultura so anche però che ci vuole impegno, tempo e una generosa partecipazione affinché questa esperienza possa realizzarsi in modo positivo anche in ambito valoriale. Possiamo essere solo sfiorati dalla grande opportunità di cambiamento che l’incontro interculturale ci offre, o più spesso possiamo esserne profondamente coinvolti e trasformati. La scuola ha oggi i mezzi per guidare i giovani studenti verso questa direzione, aiutandoli a scegliere criticamente da che parte stare e a prendere una posizione. L’educazione civica può costituire un significativo punto di partenza.
La scuola ha oggi i mezzi per guidare i giovani studenti verso questa direzione, aiutandoli a scegliere criticamente da che parte stare e a prendere una posizione. L’educazione civica può costituire un significativo punto di partenza.
Nella mia scuola abbiamo avuto l’opportunità di attivare i laboratori di Ci Sei Lab; un tuffo in un viaggio virtuale interculturale, nel mappamondo delle tante nazioni del mondo. La classe è stata guidata dai volontari di Intercultura in attività laboratoriali, coinvolgendo i ragazzi attraverso il fare e l’esperienza. E’ stata l’occasione per tutti i partecipanti di vincere il peso di una pressante omologazione, di conoscere e apprezzare culture e differenze, di poter raccontare l’appartenenza culturale al proprio paese d’origine, che non necessariamente coincide con l’Italia, di discutere su pregiudizi e stereotipi che soffocano e fanno paura. Sentirsi accolti e valorizzati è un primo passo per pensarsi aperti e disponibili verso l’esterno.
Ritengo tuttavia che la scuola sia luogo di formazione per tutti, ed è per questo che sono profondamente convinta della necessità che tutto lo staff scolastico sia coinvolto nella condivisione e nella costruzione dell’incontro interculturale.
Mi commuovono le giovani voci degli studenti rientrati da un programma di studio all’estero che mettono a nudo le loro fragilità, ma anche la tenacia e la determinazione che li ha resi nel tempo più autonomi, responsabili e maturi. Non da meno, mi piace ascoltare i genitori, che dell’esperienza di ospitalità restituiscono con orgoglio e con stupore un legame profondo e ineludibile con lo studente accolto in famiglia.
Dal punto di vista più professionale, mi seducono le accese discussioni degli studenti, al ritorno in Italia, su analogie e differenze del sistema scolastico italiano e straniero. Li percepisco, alla fine del loro percorso, più consapevoli della propria identità culturale, accettandone pregi e difetti, e più partecipi, con uno sguardo aperto, alla politica nazionale e internazionale.
Devo tuttavia a Intercultura, la necessaria dimensione teorica che mi permette di misurare e organizzare in termini razionali il contributo pedagogico e formativo che un programma scolastico internazionale richiede.
Ho partecipato con estremo interesse e anche con sincero orgoglio al gruppo di docenti che nel 2016 ha iniziato a discutere sulla proposta del Dr. Mattia Baiutti - Responsabile della ricerca e della formazione del personale scuola della Fondazione Intercultura - di quello che oggi si chiama Protocollo di valutazione Intercultura, che consiste nel lavoro di ricerca sulla misurazione e sulla valutazione della competenza interculturale acquisita da uno studente attraverso un programma di studio all’estero. La formazione offerta da Intercultura, per ultimo lo strumento della Guida operativa per la scuola, anticipa e approfondisce le esigenze dei docenti, fornendo basi teoriche e strumenti operativi fondamentali per l’aggiornamento di un insegnante che vuole, come è necessario, non solo rimanere al passo con i tempi, ma essere in primis anch’esso cittadino del mondo.
La formazione offerta da Intercultura anticipa e approfondisce le esigenze dei docenti, fornendo basi teoriche e strumenti operativi fondamentali per l’aggiornamento di un insegnante che vuole, come è necessario, non solo rimanere al passo con i tempi, ma essere in primis anch’esso cittadino del mondo.
Mi commuovono le giovani voci degli studenti rientrati da un programma di studio all’estero che mettono a nudo le loro fragilità, ma anche la tenacia e la determinazione che li ha resi nel tempo più autonomi, responsabili e maturi. Non da meno, mi piace ascoltare i genitori, che dell’esperienza di ospitalità restituiscono con orgoglio e con stupore un legame profondo e ineludibile con lo studente accolto in famiglia.
Dal punto di vista più professionale, mi seducono le accese discussioni degli studenti, al ritorno in Italia, su analogie e differenze del sistema scolastico italiano e straniero. Li percepisco, alla fine del loro percorso, più consapevoli della propria identità culturale, accettandone pregi e difetti, e più partecipi, con uno sguardo aperto, alla politica nazionale e internazionale.
Devo tuttavia a Intercultura, la necessaria dimensione teorica che mi permette di misurare e organizzare in termini razionali il contributo pedagogico e formativo che un programma scolastico internazionale richiede.
Ho partecipato con estremo interesse e anche con sincero orgoglio al gruppo di docenti che nel 2016 ha iniziato a discutere sulla proposta del Dr. Mattia Baiutti - Responsabile della ricerca e della formazione del personale scuola della Fondazione Intercultura - di quello che oggi si chiama Protocollo di valutazione Intercultura, che consiste nel lavoro di ricerca sulla misurazione e sulla valutazione della competenza interculturale acquisita da uno studente attraverso un programma di studio all’estero. La formazione offerta da Intercultura, per ultimo lo strumento della Guida operativa per la scuola, anticipa e approfondisce le esigenze dei docenti, fornendo basi teoriche e strumenti operativi fondamentali per l’aggiornamento di un insegnante che vuole, come è necessario, non solo rimanere al passo con i tempi, ma essere in primis anch’esso cittadino del mondo.
La formazione offerta da Intercultura anticipa e approfondisce le esigenze dei docenti, fornendo basi teoriche e strumenti operativi fondamentali per l’aggiornamento di un insegnante che vuole, come è necessario, non solo rimanere al passo con i tempi, ma essere in primis anch’esso cittadino del mondo.
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Prof.ssa Lorenza Marchesini
docente dell’Istituto Superiore Statale “Vincenzo Cardarelli”- La Spezia e volontaria di Intercultura