La nuova via della Cina

Fondazione Intercultura

Ricerca dell'Osservatorio sull'internazionalizzazione delle scuole

Che idea hanno gli adolescenti italiani della Cina? E come si stanno attrezzando le scuole italiane per avvicinare i giovani alla conoscenza della lingua e della cultura di questo Paese, così diverso dal nostro e così importante sullo scenario internazionale. Quali sono i risultati a breve e lungo termine di un'esperienza di studio in Cina per uno studente delle scuole superiori?
Per indagare la percezione che gli adolescenti italiani hanno della Cina, la Fondazione Intercultura, in collaborazione con l'istituto di ricerca Ipsos, ha sottoposto a 500 ragazzi italiani di età compresa tra i 14 e i 19 anni una serie di parole con significato positivo o negativo e ha chiesto loro di indicare in che misura queste parole siano adatte ad essere associate alla Cina. Sostantivi come "inquinamento", "tradizione" "comunismo" e "progresso" sono tra i termini più gettonati indicati dai ragazzi. A questi ne seguono diversi altri, positivi e negativi, ("caos", "potere", ma anche "cultura" e "dinamicità" ...), che tratteggiano un'immagine ambivalente della Cina. Nel complesso i ragazzi italiani dichiarano di valutare positivamente la Cina nel 66% dei casi.
Opinioni legittime, che ben inquadrano la Cina di oggi nelle sue mille sfaccettature, ma che, non dobbiamo dimenticare, sono anche lo specchio di stereotipi e pregiudizi che nascono dalla scarsa conoscenza diretta di questo Paese (solo il 29% dei ragazzi italiani dichiara di avere avuto occasioni di contatto con la Cina e la sua cultura al di fuori di ristoranti o altre attività commerciali).

Il quadro sopra tratteggiato si modifica però abbastanza significativamente se andiamo a confrontare questi dati con le risposte date da un altro campione di 100 giovani (questa volta tra i 18 e i 26 anni), ovvero coloro che negli ultimi 10 anni hanno trascorso durante le superiori un anno scolastico in Cina. In questo gruppo prevalgono nettamente le associazioni verso le parole chiave più positive, segno che l'esperienza diretta vissuta nel Paese asiatico modifica radicalmente l'opinione complessiva sulla Cina, che arriva per questi ragazzi arriva al 93% complessivo di opinioni favorevoli. Elementi come "cultura", "tradizione" "dinamicità" e "progresso" si evidenziano con percentuali molto più alte, rispetto alla risposte di chi non ha viaggiato "oltre la grande muraglia".

In ogni caso la Cina attira, se ne parla sempre di più, e il 93% degli adolescenti italiani afferma di avere almeno un elemento di interesse verso il Paese, soprattutto verso l’innovazione e la tecnologia (38%) e le prospettive lavorative (22%), senza però disdegnare il diverso e attraente stile di vita (34%) del popolo cinese.

Forse è anche per questo che le scuole italiane si stanno accorgendo del "fenomeno Cina" e si stanno sempre più attrezzando per volgere lo sguardo verso Oriente”. La ricerca della Fondazione Intercultura ha effettuato una mappatura dettagliata degli istituti che nella primavera del 2017 avevano attivato corsi curriculari o extracurricolari di cinese, arrivando a contarne 279 su tutto il territorio nazionale (l’8% delle scuole superiori in Italia), con il coinvolgimento di circa 17.500 studenti. A quanto pare, si tratta anche di iniziative di successo: l’88% dei dirigenti scolastici di queste scuole si dichiara molto soddisfatto dei corsi attivati.
Ma quanto è grande la voglia di studiare il cinese e di andare in Cina degli studenti italiani? Oggi come oggi il cinese è ancora una lingua di nicchia, conosciuta solo dal 6% dei ragazzi intervistati; tuttavia c'è grande consapevolezza sull'importanza futura di questa lingua: i ragazzi lo indicano come lingua più importante dopo l'inglese e uno su tre (32% degli intervistati) lo vorrebbe studiare in misura maggiore di chi vorrebbe imparare l’arabo o il russo.



Il modo migliore per imparare una lingua, lo sanno tutti, è quello di andare sul posto per un periodo abbastanza lungo. La ricerca ha quindi indagato anche le esperienze di 100 giovani che oggi hanno tra i 19 e i 27 anni e che durante le superiori hanno partecipato al programma di Intercultura per vivere e studiare un anno in Cina. Che ricaduta ha avuto su di loro un'esperienza così forte e significativa? Che percorsi hanno seguito al rientro? Volendone tracciare una carta d’identità, questi ragazzi sono - o sono stati - studenti brillanti: il 27% sono laureati e il 45% sta studiando all’università: il 53% di questi ultimi si considera tra i migliori del proprio corso di laurea. Nel loro immediato futuro ambiscono a una specializzazione (l’8% ha conseguito un master e il 12% stanno conducendo studi post laurea); il 62% conosce un’altra lingua europea oltre l’inglese, segno che l’apertura e l’interesse verso altre culture è forte e ampio. Ma dato più importante: il 94% si dice soddisfatto della propria vita e delle proprie scelte: questo perché trascorrere un periodo di studio all’estero da adolescenti aiuta a conoscere i propri talenti nascosti, le proprie capacità e i propri limiti, elementi tutti utilissimo per comprendere quale percorsa scegliere nel prosieguo del percorso personale e lavorativo.


Non è una caso, dunque, che molti di loro dichiarino che l'esperienza in Cina li ha arricchiti dal punto di vista personale (92%), li ha avvicinati all’affascinante cultura cinese (78%) e ha dato loro una chance in più per trovare un impiego (43%). Questo è accaduto non solo perché hanno imparato la lingua, ma perché hanno sviluppato diverse competenze che vengono richieste dall’Unione Europea e più in generale dal mondo del lavoro: indipendenza e autonomia (33%), capacità di adattamento e di problem solving (26%), maggiore apertura mentale e capacità di comprendere culture diverse dalla nostra di origine (25%), un’accresciuta sicurezza di se stessi (20%), in generale crescita e maturità (15%). Si parte adolescenti e si ritorna adulti.

A proposito di “tornare”: metà di questi giovani (il 51%) è già tornato almeno una volta in Cina, chi per studio, chi per vacanza, chi per andare a trovare la propria famiglia che li ha ospitati per un anno e praticamente tutti (95%) sono certi che vi ritorneranno prima o poi, magari per costruire il proprio futuro lavorativo (59%).

Tutti i dati della ricerca condotta dalla Fondazione Intercultura sono disponibili sul sito dell'Osservatorio sull'internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca.

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