Il mio amato Messico dai mille volti

Eleonora

Da Lanusei-Tortolì in Messico per un anno

Io mi trovo a Mérida, Yucatan, Mexico. Questa città è fantastica! Piena di colori, sorrisi e tanto traffico.
La mattina, come vado e torno da scuola, c'è sempre una fila lunghissima e anche se si perde molto tempo le giornate passano velocissime! Sono qui già da due mesi e sembra ieri quando stavo preparando la valigia piena di ansia, domande, paure ma anche tanta gioia.

Da cosa posso iniziare? Non saprei, perché ci sono così tante cose da dire che sicuramente qualcuna mi sfuggirà di mente. Partendo dalla mia famiglia, che è la cosa fondamentale, tutto va super bene! Ho tre fratelli e uno di loro, il più grande, adesso è in Italia ospitato da un'altra famiglia. Il mio rapporto con loro sta iniziando ad essere molto più familiare e stretto, soprattutto con il mio fratellino più piccolo, di 10 anni, Daniel. Lui è un supercoccolone e molto curioso. Facciamo i compiti insieme, giochiamo, guardiamo film e ci facciamo tante coccole. Con Pablo invece, che ha 13 anni, ho ancora un rapporto distaccato, ma andiamo comunque d'accordo. Con i miei genitori invece ho subito legato e non potevo chiedere di meglio. Sono sempre disponibili, mi aiutano nei compiti di scuola, mi portano ovunque e mi fanno mangiare come un maialino (infatti sono già ingrassata di ben 5 chili!).
Daniel, il mio fratellino più piccolo, di 10 anni, è un supercoccolone e molto curioso. Facciamo i compiti insieme, giochiamo, guardiamo filmMio papà è avvocato ed è un tipo molto preciso, schematico e sempre positivo. Ogni mattina, la maggior parte delle volte, mi porta lui a scuola e fa sempre una preghiera per ringraziare il Signore per la felicità che ci dona, per la fortuna di essere sani e in salute, per avermi come figlia, per i malati e i poveri, per tutto insomma. Anche se è molto impegnato con il suo lavoro trova sempre il tempo per fare tutto. Mia mamma invece è molto sensibile e dolce. Mi dimostra tanto amore e importanza visto che sono l'unica figlia femmina. Lei lavora in un asilo nido e ogni mattina, prima di uscire, va in bici con le amiche. Mi riprende sempre da scuola e non prepara quasi mai il pranzo. Vi chiederete ovviamente il perché, visto che da noi la mamma è quella che fa tutto in casa, cucina, pulisce, stira. Qui invece è raro che succeda.

Quasi in ogni casa, se la famiglia se lo può permettere, c'è una ragazza che si chiama "muchacha". Questa ragazza ha una stanza all'interno della casa e fa di tutto. La mia muchacha si chiama Irma e rimane qui dal lunedì al sabato solitamente e pulisce, lava i panni, stira e cucina. Insomma, la "donna di casa" è lei. Oltretutto pochi giorni fa ho scoperto di avere anche un "muchacho", ovvero un ragazzo che si occupa di pulire i vetri, di sistemare il giardino o cose del genere.
Le persone che fanno questo lavoro sono di un livello sociale molto basso. La maggior parte di loro non ha macchina o mezzi per spostarsi e infatti, a fine giornata o la mattina presto, trovo camion o furgoncini pieni di gente sopra, moto da un posto con tre persone sopra o donne con le borse della spesa andando nella propria "casa". La differenza tra povertà e ricchezza qui si nota moltissimo.

Partendo dalla mia famiglia, che è la cosa fondamentale: tutto va super bene.

  • Eleonora e i suoi fratelli ospitanti
  • Il gruppo di AFS Mexico 2015-2016

Nelle vie (in spagnolo "calle") si può notare da una parte una casa tutta malandata, con le pareti sgretolate, le finestre rotte, una porta di legno e magari un giardinetto dove ci sono quattro pomodori e dall'altra parte della strada una mega villona con piscina, giardino con le palme, stanze enormi e balconi a non finire. E a volte mi sembra di vivere uno strano sogno e invece è la pura realtà.

Sono qui, sto affrontando questo viaggio, sto facendo questa esperienza e sto capendo e realizzando così tante cose che mi sento piena, cosciente, realistica e soprattutto fortunatissima. Proprio l'altro giorno, in autostrada, eravamo fermi al semaforo e di fronte a noi c'era un bambino. Avrà avuto 10 anni, la stessa età del mio fratellino, però, a differenza sua, lui era lì la mattina presto per fare il giocoliere e guadagnare qualche soldo per lui e la sua famiglia. E dopo quella scena mi sono chiesta il perché. Perché proprio a quel bambino, perché non tutti ci possiamo permettere di avere un'istruzione, perché un bambino di appena dieci anni non deve essere impegnato con i suoi compiti o con le partite di calcio al posto di lavorare? Perché la gente in questo mondo non si impegna ad equilibrare tutto? Perché io sono così fortunata e lui no?

La mia testa era come un turbine di domande senza neanche una risposta. Quel giorno ho pensato tanto a quel bambino, al suo viso triste durante l'esibizione e appena sorridente dopo affinché la gente gli desse qualche pesos. E ancora oggi penso a dove sarà adesso, cosa starà facendo e cosa sarà di lui. Purtroppo viviamo in un mondo di differenze sociali, mentali, fisiche, politiche, educative, tecnologiche e potrei continuare all'infinito perché tutto e tutti siamo diversi ed è questa la realtà. Viviamo una vita difficile ma a volte facile, viviamo in un'epoca in cui l'importante è postare su Instagram una foto del tuo nuovo orologio di marca o delle unghie appena fatte... e non ci rendiamo neanche conto della realtà che ci circonda. E tutto questo è veramente molto triste.

E a volte mi sembra di vivere uno strano sogno e invece è la pura realtà.

Come nel mio paese in Italia, anche qui ci sono tantissime persone. Tutte diverse tra loro, alcune più aperte, altre più chiuse, alcune più buone, più disponibili e gentili e altre meno. Per esempio i miei compagni di classe o la mia prof di diritto. La mia classe è formata da 11 persone compresa me. Ci sono tre maschi e per il resto tutte femmine. La maggior parte di loro fa sempre caos, urlano, cantano, ballano, abbracciano i professori e scherzano con loro, si siedono come vogliono, si tolgono le scarpe in classe e ridono come delle oche.
Altre, quelle che mi stanno più simpatiche, sono molto tranquille, mi aiutano e sono molto più mature e aperte mentalmente. Questo perché due di loro non sono di qui e l'altra è un anno più grande. Tutti gli altri ragazzi e ragazze si conoscono dall'asilo e hanno frequentato tutti la stessa scuola, perciò si sono creati il loro gruppo dove nessuno può entrare o parlare. Sono infatti molto chiusi, si prendono gioco anche di loro stessi, insultano gli altri e non si fanno mai gli affari loro. Anche qui si parla molto di tutto e di tutti e, anche se è una città di circa un milione di abitanti, le cose si vengono a sapere in due minuti.

Tutto il mondo in fondo è uguale. Vi ringrazio infinitamente per avermi dato questa unica e indescrivibile opportunità.
Vi ringrazio infinitamente per avermi dato questa unica e indescrivibile opportunità.

Eleonora

Da Lanusei-Tortolì in Messico per un anno

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