Grazie Pocky!

Famiglia ospitante di Pocky

Dalla Thailandia in Italia per un anno

La famiglia ospitante di Pocky, dalla Thailandia in Italia per un programma annuale, ricorda il tempo trascorso insieme tra prime incomprensioni e shock culturali.
Quando Pocky è arrivata nel settembre del 2014, è entrata in casa giungendo le mani ed inchinandosi davanti a nonna.

Era seria, silenziosa, riservata, timida.
Noi, una spontanea, rumorosa allegra famiglia toscana.

Lei, se ci passava accanto, stava attenta a non avere contatti fisici.
Noi, che il contatto fisico è alla base della nostro modo di esprimere il reciproco affetto.

Lei, che parlava sempre a voce bassa, che chiedeva sempre il permesso, che tutto quello che le dicevamo di fare andava bene.
Noi, che con due figli uno in terza superiore e l’altra in quinta liceo, con la gran parte delle cose sempre da contrattare.

Lei, che trovava tutto un po’ insapore.
Noi, con la bocca infuocata la prima volta che ha cucinato per noi.

Lei, che faceva la doccia tre volte al giorno.
Noi, che a volte ci laviamo di corsa.

Una sera, dopo qualche settimana dal suo arrivo, mentre lei era sotto la doccia, ci siamo guardati e ci siamo detti che con due culture così diverse non ce l’avremmo potuta fare ad affrontare un intero anno insieme. E abbiamo anche deciso che non avevamo nessuna intenzione di arrenderci.
Allora, invece di essere noi stessi timorosi perché la vedevamo così a disagio abbiamo deciso di andare avanti con un approccio diverso, e che i ragazzi potevano essere il ponte culturale fra noi.

Mattia ha basato tutto sulla spontaneità, sulla schiettezza, rompendo quei “muri” culturali che ci facevano sentire tutti fuori posto, in casa nostra. Sofia ha cercato la sua complicità: due sorelle con radici totalmente diverse.
C’è voluto tempo, pazienza, a volte guance rosse, facce strane, lucciconi. A volte silenzi.
Ma quando poi è stata lei ad andare per la prima volta da Sofia a confidarsi, ed era la prima a sedersi a farle compagnia perché lei aveva un piede ingessato e le faceva i massaggi thailandesi per farla stare meglio, noi eravamo grati.
Quando proprio lei, che veniva da un collegio femminile, che a scuola non voleva andare se non c’era il suo fratello italiano perché solo con lui si sentiva al sicuro, abbiamo capito che stavamo costruendo qualcosa di bello.

Quando si è inginocchiata davanti a nonna, che il giorno successivo si sarebbe recata in ospedale per affrontare un’operazione, e le ha rivolto una lunga preghiera in thailandese, e poi è voluta andare a trovarla tutte le volte che poteva perché si preoccupava per lei e le mancava in casa, ci ha mostrato quanto fosse premurosa.
Quando mentre lavavo i piatti dopocena è venuta da dietro, mi ha abbracciato dicendomi che mi voleva bene, lei che non aveva mai abbracciato la sua mamma naturale, secondo le regole della sua cultura, il cuore mi batteva così forte che ho capito che mi aveva conquistato.

Poi un giorno Pocky ha imparato a urlare, chiamando “babbo” a squarciagola come i suoi fratelli italiani, e noi tutti abbiamo applaudito. E lei non ci credeva quasi di averlo fatto.
E poi è diventata spontanea, allegra e abbiamo scoperto quanto fosse curiosa, ma anche divertente, e ci ha fatto fare tante risate, sempre pronta a prendersi in giro per prima.

E dopo tante settimane, quando anche lei nella conversazione della famiglia era arrivata ad esprimere la sua opinione, a fare domande dirette, o commenti, se emergevano critiche a qualcosa o qualcuno, spesso iniziava dicendo “ma forse non è così….” Perché nella sua idea forse le cose brutte sono così perché non abbiamo capito qualcosa, e allora bisogna ripensarci.
"il cuore mi batteva così forte che ho capito che mi aveva conquistato"
Ci ha insegnato che le cose si possono fare e vedere con un altro punto di vista.

Quando tutte euforiche noi tre donne ci stavamo preparando per andare al matrimonio della mia nipote, evento tanto importante in famiglia, ci siamo trovate in bagno insieme a truccarci, e lei mi ha detto di guardare un video. E ho risposto che non era il momento, ero presissima dallo specchio. Ma lei mi ha risposto: mamma devi guardare, i miei occhi sono tanto diversi dai tuoi, sennò come fai a truccarmi? A me non sembravamo così diverse in quel momento, eravamo tre donne felici della stessa famiglia.

E abbiamo imparato tanto da lei.
E quando piangendo è salita in treno, per iniziare il suo viaggio di ritorno in Thailandia, ci ha detto che una volta arrivata a Bangkok avrebbe contravvenuto le sue regole e avrebbe abbracciato la sua mamma, per farle capire che cosa aveva imparato dalla sua famiglia italiana.

E l’ha fatto, e la foto che ci ha inviato appena arrivata a Bangkok, di quell’abbraccio che lei ha rivolto con spontaneità e la ritrosia della sua mamma, stupita da questo gesto inaspettato, rappresenta l’incontro fra le nostre culture.

Grazie Pocky!

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