"Le ferite della guerra": un modo diverso di studiare la letteratura

Flavia Rossocci

Referente regionale scuola della zona Centro e volontaria del Centro locale di Roma Nord

La primavera interculturale è decisamente sbocciata: i volontari di Intercultura hanno realizzato nelle scuole di tutta Italia, moltissime attività di educazione interculturale ed educazione civica, prevalentemente nella forma di laboratori di didattica a distanza rivolti alle classi, ma anche realizzando iniziative più ampie.


Dal 16 al 30 marzo, il Liceo Farnesina di Roma ha deciso di offrire agli studenti dell’ultimo anno un modo diverso di fare lezione, una sorta di “Smart DaD”, grazie al laboratorio “Le ferite della guerra” proposto dai volontari di Intercultura.


A raccontare questa esperienza, Flavia Rossocci, Referente regionale scuola della zona Centro e volontaria del Centro locale di Roma Nord, che abbiamo intervistato per l’occasione:

Raccontaci il giorno in cui hai proposto alle docenti del Liceo Scientifico Farnesina di Roma il laboratorio “Le ferite della guerra”
Vi propongo una riflessione interculturale sugli effetti della prima guerra mondiale nel mondo nella cultura europea e statunitense tra speranza e senso della catastrofe, smarrimento di fronte alle possibilità di progresso e al futuro del genere umano; vedrete come gli intellettuali cambiarono la loro produzione letteraria durante il conflitto e dopo le gravi conseguenze postbelliche, partendo dalle esperienze degli ambulanzieri dell’American Field Service” ho esordito così al primo incontro con le docenti Giulia Novelli, Lingua e letterature italiana e Raffaella Antonelli, Lingua e letteratura inglese.
La proposta è stata subito accolta con grande entusiasmo e ci siamo subito messi all’opera per definire gli obiettivi del laboratorio e le modalità di lavoro con gli studenti.

Come è andata l’esperienza in DAD?
Tutti molto soddisfatti! Sia gli studenti e le studentesse della 5°B che hanno lavorato in gruppetti di cinque da casa utilizzando i libri di testo e le schede didattiche di Intercultura; sia i docenti che vogliono ripetere l’esperienza l’anno prossimo, per studiare i poeti italiani e gli scrittori anglofoni, correlati con altri temi e scrittori del programma di storia filosofia italiano inglese.


Quante ore hanno dedicato in classe?
In DAD due ore, una con la docente di italiano e una con la docente di inglese, più trenta minuti per introdurre e dare le consegne alla classe per il lavoro di gruppo e la sintesi da presentare dopo 15 giorni.
Come sono state coinvolte le docenti?
Sul piano didattico, hanno coordinato tutto il lavoro e poi hanno aiutato me nel debriefing dopo la presentazione degli elaborati finali del lavoro di gruppo. Il materiale didattico di Intercultura ha costituito la base del lavoro ed è stato molto stimolante e apprezzato da tutti. Le docenti vorrebbero ripetere l’esperienza l’anno prossimo con la prossima classe quinta perché educa all’interdisciplinarità utile per l’Esame di Stato.

Problemi in itinere?
Problema? No ma uno scambio di punti di vista si: avevamo dato 3 minuti a ogni gruppo per la presentazione delle presentazioni finali. Gli studenti non erano d’accordo. Allora si è deciso di dare un tempo massimo di 5 minuti. La brevità derivava dal voler lasciare spazio al confronto collettivo. Questa prospettiva ha smussato gli angoli della discussione. Alla fine del terzo incontro, gli studenti hanno riconosciuto che in 3 minuti si poteva dire moltissimo, più di quanto si immaginavano. Una nuova competenza acquisita sul campo!

Che consigli daresti ai docenti e/o alle scuole interessate ai Laboratori di Intercultura?
Cosa aspettate? Visitate la sezione “Scuole/Formazione e Laboratori” di questo sito per una panoramica sull’offerta formativa di Intercultura alle scuole e poi contattate i volontari della zona più vicina alla vostra scuola: sarà un buon lavoro che giova a tutti gli attori del progetto!

Flavia Rossocci

Referente regionale scuola della zona Centro e volontaria del Centro locale di Roma Nord

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