“Io sono nessuno”

Annalena Tonelli

studentessa italiana in Usa, 1961-1962

Forlì, la sua città, le aveva già dedicato una piazza e un giardino, ma nel luglio del 2013, a dieci anni dalla sua morte, ha istituito con il patrocinio dell’UNHCR un premio per il riconoscimento e la valorizzazione di progetti di solidarietà che porta il suo nome: “In principio è la gratuità: sulle tracce di Annalena Tonelli”.

Annalena lasciò Forlì per l’Africa nel 1969. Era tornata dagli Stati Uniti, dove aveva vissuto il suo anno americano con una borsa di studio di Intercultura, solo sette anni prima, “studentessa di eccezionale abilità accademica ed eccezionale maturità, molto sensibile nei confronti delle attività sociali”, come la descrive il report di quel periodo. A Forlì, Annalena frequentò l’università ma “Il grido dei poveri è così forte – raccontava – che mi chiedo come sia possibile che tanti altri non lo sentano”. Partì dunque per l’Africa, dove quelle grida sono urla laceranti.

Prima in Kenya, dove avviò un progetto di cura per la Tbc riconosciuto nel ’93 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, poi, quando venne espulsa dal Kenya, in Somalia. Ad ucciderla furono nel 2003 le fucilate di attentatori ignoti che qualcuno sospettò essere fondamentalisti islamici, indignati dalle lotte di quella umile donna bianca e cristiana contro l’Aids e l’infibulazione.

Nell’ombra, in silenzio (“Io sono nessuno” amava ripetere), Annalena ha incarnato sino al sacrificio di sé i grandi ideali di fratellanza che pure spinsero i giovani ambulanzieri americani AFS sotto le bombe della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. La sua morte feroce testimonia il coraggio e la necessità – l’urgenza! – del dialogo interculturale e interreligioso per poter sperare in un mondo di pace.

Le immagini presenti in questa pagina ("Annalena Tonelli primo piano" e "Annalena Tonelli a Merca") sono di User:Erebfan, licenza CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

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